In Piemonte accadono cose straordinarie: i bambini magari non vogliono gli spinaci, ma mangiano serenamente cibi impensabili come midollo, fegato e cervella, roba da far impallidire più di un adulto residente al di fuori dei sacri confini (Piemontesi, ovvio).

Eppure qualche espediente per raggirare gli infanti sospettosi se lo dovevano inventare pure le nostre nonne: ed è così che per non farmi storcere il naso davanti al rognone in umido, mia nonna (e tutta la famiglia al seguito) me lo spacciava incredibilmente per... "cuoricini" - li chiamava così (di coniglio credo, visto che quelli li mangiavo allegramente).
So che un non sabaudo stenta a crederci, ma per noi il rognone era un piatto che si mangiava spessissimo, tipo cotoletta e patatine.
La ricetta era sempre e solo questa che trascrivo qui.
Me la sono fatta spiegare dal vivo dalla mia Mamma e mi ripropongo di provare a farla presto, ma ho un problema: per chi diavolo la cucino?? Sono certa di rischiare la rottura dei buoni rapporti con qualunque ospite a cui provassi a propinarla. SGRUNT.
- 2/3 rognoni di vitello
- aceto di vino rosso
- burro
- olio
- 1 spicchio aglio
- farina
COME SI FA
Togliere il grasso dai rognoni, quindi immergerli in bacinella piena di acqua fredda e aceto per 30 minuti.
In caso si asciugasse troppo aggiungere liquido aceto/acqua/farina.
Scarpetta obbligatoria!!!!